La crescente attenzione verso una risorsa quale le acque sotterranee che è percepita attualmente come risorsa strategica, pone la necessità di intervenire in modo da salvaguardare le caratteristiche chimico-fisiche delle acque sotterranee e di intervenire per riportarle alle condizioni “originarie” qualora esse risultino contaminate.
Il trattamento delle acque di falda pone alcuni problemi peculiari, che si possono ricondurre a:
- portate di emungimento mediamente elevate, generalmente dell’ordine delle decine di metri cubi/ora;
- concentrazioni di contaminanti relativamente basse;
- ampio spettro di contaminanti presenti;
- limiti di accettabilità delle acque trattate molto restrittivi;
- necessità di operare in continuo, 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
A fronte di queste caratteristiche, Riccoboni ha progettato e realizzato una serie di impianti di trattamento dedicati, caratterizzati da:
- elevata modularità, in modo da poter adeguare l’impianto sia alle portate di emungimento specifiche di ogni sito, sia al range di contaminanti rilevato;
- processi di trattamento tarati specificatamente per questa applicazione;
- automazione spinta, per permettere l’operatività dell’impianto in continuo;
- sistemi di monitoraggio e controllo automatici, in modo da permettere il puntuale controllo del processo e da garantire il rispetto dei limiti di accettabilità delle acque trattate.
Gli impianti mobili della Riccoboni sono progettati per rispettare i limiti del D. Lgs. 152/2006, tabella 2 di allegato 5 alla parte quarta (concentrazione soglia di contaminazione delle acque sotterranee).
Il processo di trattamento
Nella situazione più completa, l’impianto di trattamento prevede:
- un pre-trattament o chimico fisico per la precipitazione dei metalli e la separazione dei fanghi sedimentati,
- una stazione di filtrazione in pressione per la rimozione dei solidi sospesi e l’ossidazione catalitica di alcuni metalli (tipicamente ferro e manganese),
- lo strippaggio dei composti organici volatili,
- una stazione di filtrazione per il finissaggio del refluo prima dello scarico.
Nel complesso ogni impianto comprenderà:
- una stazione di dosaggio composta dai serbatoi dei reagenti (coagulanti e flocculanti) e dalle relative pompe di dosaggio;
- una stazione di reazione e sedimentazione, composta da una vasca di reazione a settori, di cui l’ultimo dedicato alla separazione dei fanghi sedimentati; la vasca è completata da un sistema di trattamento degli effluenti gassosi tramite cartucce di carboni attivi;
- una stazione di filtrazione in pressione “primaria” , composta da una batteria di filtri in pressione con riempimento in quarzite e/o pirolusite;
- una stazione di strippaggio, per la rimozione dei composti organici volatili;
- una stazione di filtrazione in pressione “finale” per ogni linea di trattamento, composta da filtri in pressione con riempimento in carbone attivo per il finissaggio del refluo prima dello scarico, operanti in parallelo;
- uno stoccaggio intermedio dedicato alle acque di controlavaggio ed al refluo dalla disidratazione dei fanghi, utilizzato per accumulare le acque di processo in attesa di un loro rilancio in testa all’impianto;
- uno stoccaggio finale dedicato alle acque trattate per ogni linea di trattamento, utilizzato per accumulare le acque trattate in vista del loro riutilizzo nell’ambito dell’impianto per i controlavaggi delle stazioni di filtrazione;
- una stazione di disidratazione meccanica dei fanghi sedimentati, composta da una stazione di condizionamento dei fanghi sedimentati, un serbatoio polmone per l’alimentazione della filtropressa, una filtropressa a piastre ed un cassone scarrabile per l’accumulo dei fanghi disidratati.