Quattro associazioni europee per la gestione dei rifiuti hanno realizzato, per la prima volta, uno studio congiunto sul potenziale di emissioni di CO2 evitabili lungo l’intera catena di gestione dei rifiuti all’interno dell’area economica dell’Unione Europea. Il documento è nato dall’ambizione di misurare il contributo che il settore può dare nella lotta ai cambiamenti climatici, in coerenza con l’obiettivo dell’Europa di raggiungere la carbon neutrality entro il 2050, formulato con il varo della Legge Ue sul Clima (regolamento 2021/1119/Ue) e con il Piano di azione per il green deal europeo e l’economia circolare.


A compiere questa ricerca, basata sui dati ufficiali dei rifiuti prodotti nell’area UE27 e Regno Unito nel 2018, sono state la European Waste Management Association (FEAD), la Confederazione Europea dei Termovalorizzatori (CEWEP), il gruppo industriale RDF, e l'Associazione olandese per la gestione dei rifiuti (DWMA). Insieme, rappresentano appieno l'intera catena di gestione dei rifiuti dalla raccolta al riciclaggio, recupero e smaltimento.

Più in dettaglio, lo studio si è focalizzato su nove flussi di rifiuti specifici e rifiuti residui che, assieme, formano circa il 20% di quelli prodotti annualmente all’interno dell’Unione Europea, pari a 505 milioni di tonnellate di rifiuti, e ha analizzato le attuali prestazioni di gestione e gli obiettivi di riciclaggio e discariche nell’UE27 e Regno Unito a vent’anni, formulando due diversi modelli di proiezione. Le tipologie di rifiuto considerate sono state: carta, vetro, plastica, metalli ferrosi, alluminio, legno, tessuti, rifiuti di pneumatici, rifiuti organici e rifiuti residui/CDR (rifiuti non raccolti e scarti del trattamento dei rifiuti /combustibili derivati dai rifiuti).

Nel 2018 l'industria dei rifiuti era quasi CO2 neutrale per i flussi di rifiuti sopra menzionati, con solo 13 milioni di tonnellate di emissioni nette di CO2eq all'anno, considerando a bilancio il risparmio di CO2 offerto al settore manifatturiero grazie all’utilizzo di materiali ed energia derivanti dai rifiuti.

In entrambi gli scenari formulati dallo studio il potenziale delle emissioni di CO2 evitate è davvero impressionante. Nel primo caso (proiezione 1), applicando con successo l’attuale legislazione sui rifiuti, è stato calcolato che il potenziale di riduzione della CO2 arriverebbe a -137 Mt CO2eq, offrendo un risparmio netto di 150 Mt CO2eq. La seconda ipotesi (proiezione 2), più ambiziosa, porterebbe a un potenziale di riduzione delle emissioni nette di CO2 a -283 Mt CO2eq, con un risparmio di 296 Mt CO2eq. Questi risultati considerano i risparmi nell’emissione di CO2 che deriverebbero da un maggior impiego di materiali riciclati e termovalorizzazione, anziché di materie vergini e combustibili fossili, nei settori manifatturiero ed energetico.

Il documento offre un ordine di grandezza concreto per la comprensione dei numeri spiegando che, nella proiezione 1, il potenziale di riduzione della CO2 rappresenta quasi la metà delle emissioni della Spagna nel 2019 mentre, nella proiezione 2, equivale ai tre quarti di quelle della Polonia nello stesso anno.

Una gestione efficiente dei rifiuti possiede quindi un grande potenziale per supportare l’UE nel raggiungimento dei propri obiettivi di neutralità climatica, a patto che si riesca a dare piena applicazione alla legislazione esistente e che siano stabilite regole di tassonomia positive per il recupero energetico dei rifiuti residui e norme efficienti per le spedizioni di rifiuti all'interno dell'UE.

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