Rapporto ISPRA sui rifiuti speciali 2024

 
ISPRA ha recentemente pubblicato la ventitreesima edizione del “Rapporto Rifiuti Speciali 2024”. La produzione nazionale dei rifiuti speciali è stata quantificata a partire dalle informazioni contenute nelle banche dati del Modello Unico di Dichiarazione ambientale relative alle dichiarazioni annuali effettuate ai sensi della normativa di settore.
 
I dati si riferiscono all’anno 2022 e sono stati desunti dalle dichiarazioni presentate nell’anno 2023 ai sensi del DPCM 3 febbraio 2023.
Analogamente a quanto effettuato nelle precedenti edizioni del Rapporto, la banca dati MUD è stata sottoposta ad un processo di bonifica che prevede, oltre alle necessarie verifiche sugli errori di unità di misura, sulle doppie dichiarazioni e sulle incongruenze tra schede e moduli, anche l’esclusione, dalle quantità complessivamente prodotte dei rifiuti provenienti da utenze non domestiche definiti simili ai rifiuti urbani ai sensi della normativa vigente.
Sono stati, invece, ricompresi i quantitativi di rifiuti speciali derivanti dal trattamento dei rifiuti urbani, identificati con codici del capitolo 19 dell’Elenco Europeo dei Rifiuti, la cui gestione viene contabilizzata nel ciclo di gestione dei rifiuti urbani.
Infine, i dati relativi ai rifiuti identificati dai codici EER 191307* e 191308 derivanti dal risanamento delle acque di falda di siti industriali oggetto di attività di bonifica, sono stati computati nel dato di produzione solo qualora trattati fuori sito senza sistemi di collettamento.

La produzione dei rifiuti speciali in Italia
Nel 2022, il conflitto in Ucraina e la crisi energetica hanno influenzato negativamente l'economia italiana, causando una riduzione nella produzione di rifiuti speciali rispetto al 2021. Le attività industriali, commerciali, artigianali, di servizi, di trattamento dei rifiuti e di risanamento ambientale hanno generato complessivamente 161,4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, registrando una diminuzione del 2,1%, equivalente a oltre 3,4 milioni di tonnellate in meno rispetto all'anno precedente.
Dai dati si rileva che ancora una volta è il settore delle costruzioni e demolizioni, con quasi 80,8 milioni di tonnellate, quello con la maggiore produzione totale di rifiuti speciali, concorrendo per il 50% alla produzione complessiva.
I rifiuti non pericolosi, che rappresentano il 93,8% del totale dei rifiuti prodotti, calano di 2,7 milioni di tonnellate (-1,8%) quelli pericolosi seguono la stessa tendenza, diminuendo di quasi 680 mila tonnellate (-6,4%).
Il dato complessivo vede i rifiuti speciali non pericolosi ammontare a 151,4 milioni di tonnellate e quelli pericolosi a quasi 10 milioni di tonnellate. È il settore manifatturiero ad incidere maggiormente sulla produzione dei rifiuti pericolosi con il 37,3%, corrispondente a 3,7 milioni di tonnellate.

Dove si concentra la produzione di rifiuti speciali
Il nord d’Italia evidenzia la maggior produzione di rifiuti speciali, con quasi 92,7 milioni di tonnellate. In testa la Lombardia con 35,3 milioni di tonnellate, mentre il Centro si attesta a 28,1 milioni con il Lazio capolista che produce quasi 11,2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali. Al Sud il valore di produzione è di 40,6 milioni di tonnellate.

Analisi dei dati della gestione nazionale

I quantitativi di rifiuti speciali complessivamente gestiti in Italia, nel 2022, sono pari a 176,6 milioni di tonnellate, di cui 167,1 milioni di tonnellate (94,6% del totale gestito) non pericolosi e i restanti 9,5 milioni di tonnellate (5,4%) pericolosi. Il totale gestito è comprensivo dei rifiuti rimasti in stoccaggio presso gli impianti e presso i produttori al 31/12/2022, pari a 19,8 milioni di tonnellate.
I rifiuti avviati a forme di recupero risultano pari a 148,2 milioni di tonnellate (83,9% del totale gestito), mentre quelli avviati alle operazioni di smaltimento sono pari a 28,4 milioni di tonnellate (16,1% del totale gestito). Le percentuali di recupero e smaltimento dei rifiuti pericolosi e non sono state calcolate in rapporto al totale gestito.

Rispetto al totale gestito, il recupero di materia (operazioni da R2 a R12), costituisce la quota
predominante, pari al 72,2% (127,6 milioni di tonnellate), seguono con il 9,8% (17,4 milioni di tonnellate) l’insieme delle operazioni di smaltimento D8, D9, D13 e D14 e, con il 5% (8,9 milioni di tonnellate) lo smaltimento in discarica (D1).
Risultano più contenute, rispettivamente con l’1% e con lo 0,6%, le quantità avviate al coincenerimento (R1, circa 1,9 milioni di tonnellate) e all’incenerimento (D10/R1, 1,1 milioni di tonnellate).
Permangono in giacenza presso gli impianti di gestione, nonché presso i siti di produzione,19,8 milioni di tonnellate di rifiuti. Nello specifico, sono avviati complessivamente alla messa in riserva (R13), prima dell’avvio ad operazioni di recupero, circa 18,8 milioni di tonnellate (10,6%), mentre, al deposito preliminare (D15), prima dell’avvio alle operazioni di smaltimento, 1 milione di tonnellate (0,6%).

Impiantistica nazionale
L’analisi dei dati relativa alla dotazione impiantistica nazionale mostra che gli impianti dedicati al recupero di materia sono preponderanti, con 4.662 infrastrutture, costituendo il 43,1% della dotazione nazionale; seguono, con il 15,9%, gli impianti che effettuano esclusivamente lo stoccaggio dei rifiuti in attesa di recupero/smaltimento, corrispondenti a 1.713.
Gli impianti di autodemolizione sono 1.448, costituendo il 13,4% del totale, e gli impianti produttivi, che effettuano il recupero di materia all’interno del ciclo industriale, risultano
essere 1.228 (11,4%).
La maggiore concentrazione di impianti risiede nelle regioni del Nord e in particolare in
Lombardia (2.107), Veneto (1.075) e Piemonte (965); in tali regioni si concentra il 38,4% dell’impiantistica nazionale. Tra le regioni del Centro il maggior numero di impianti si trova in Toscana (782) e nel Lazio (499), mentre nel Sud, in Campania (825) e in Puglia (660).

Il trasporto transfrontaliero dei rifiuti
Nel 2022, dall’Italia sono esportati oltre 4,8 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, a fronte di una
importazione di circa 6,9 milioni di tonnellate. I rifiuti esportati sono costituiti per il 63,1% da “rifiuti prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti, impianti di trattamento delle acque reflue fuori sito nonché dalla potabilizzazione dell’acqua e dalla sua preparazione per uso industriale” (capitolo 19 dell’elenco europeo dei rifiuti) e per il 13,7% da “rifiuti prodotti da processi termici” (capitolo 10).
I rifiuti importati sono, invece, costituiti essenzialmente da rifiuti metallici, circa 5,3 milioni di
tonnellate (il 76,4% del totale), destinati principalmente alle acciaierie localizzate in Lombardia e
in Friuli-Venezia Giulia.
Il 70% dei rifiuti esportati nel 2022 è costituito da rifiuti non pericolosi (3,4 milioni di tonnellate)
ed il restante 30% (circa 1,5 milioni di tonnellate) da rifiuti pericolosi.
Rispetto al 2021, il quantitativo totale esportato fa registrare un aumento del 24%; in particolare,
i rifiuti speciali non pericolosi aumentano di 779 mila tonnellate (+29,8%), mentre i rifiuti speciali
pericolosi aumentano di 161 mila tonnellate (+12,4%). I maggiori quantitativi di rifiuti speciali sono destinati alla Germania, complessivamente oltre 977 mila tonnellate (il 20,2% del totale); rispetto al 2021, si registra un aumento del 17,6%, circa 146 mila tonnellate in più.
I rifiuti esportati in Germania sono prevalentemente rifiuti pericolosi, circa 685 mila tonnellate, di
cui il 50,7% (oltre 347 mila tonnellate) sono rifiuti appartenenti al capitolo 17 dell’Elenco europeo dei rifiuti e il 44,7% (oltre 306 mila tonnellate) al capitolo 19.

Fonte: tutti i dati di dettaglio sono consultabili e scaricabili dal Rapporto pubblicato online sul sito dell’Ispra: www.isprambiente.gov.it. I dati sono pubblicati e scaricabili dal sito del Catasto Nazionale dei Rifiuti: http://www.catasto-rifiuti.isprambiente.it/

 

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