Il Rapporto 2024 sull’economia circolare in Italia
L’economia circolare è uno dei grandi temi del nostro presente e del nostro futuro.
E l’Italia, da sempre, ha un ruolo di primo ordine in Europa su questo fronte. Ad un mese dalle elezioni europee, sono stati presentati a Roma i dati del sesto Rapporto sull’economia circolare in Italia, realizzato dal Circular Economy Network (CEN) e da ENEA. CEN è un progetto promosso da Fondazione per lo sviluppo sostenibile e da altri partners, come Uliveto e Rocchetta, Burgo Group, Haiki Cobat, Conai, Conou, Ecopneus, Edison Next, Erion, Federbeton, Gruppo Hera, Iren, Italian Exhibition Group, Montello e Novamont, mentre ENEA è l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile.
Consumo dei materiali e produttività
Per la prima volta in questa edizione del Rapporto, le performance di circolarità delle cinque maggiori economie dell’Unione Europea (Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia) sono state comparate usando gli indicatori della Commissione europea: produzione e consumo, gestione dei rifiuti, materie prime seconde, competitività e innovazione, sostenibilità ecologica e resilienza.
Viene confermato il primato dell’Italia (45 punti) in termini di economia circolare, seguita da Germania (38), Francia (30), Polonia e Spagna (26). Il risultato positivo dell’Italia deriva soprattutto dalla gestione dei rifiuti.
Nel 2022, la produttività delle risorse in Italia ha generato, per ogni chilo di risorse consumate, 3,70 € di PIL, +2,7% rispetto al 2018. La media UE, nel 2022, è stata 2,50 €/kg. Anche il dato degli altri quattro principali Paesi europei è inferiore a quello dell’Italia. Per ciò che concerne il tasso di utilizzo circolare di materia, cioè il rapporto tra l’uso di materie prime seconde generate col riciclo e il consumo complessivo di materiali, l’Italia conferma la sua posizione nel 2022, con un valore pari al 18,7%. Gli investimenti in alcune attività di economia circolare nella UE27 sono stati pari a 121,6 Mld di euro, lo 0,8% del PIL, nel 2021. L’Italia con 12,4 Mld di euro (0,7% del PIL) risulta al terzo posto, dietro a Germania e Francia. Rispetto al 2017, l’Italia registra però un incremento degli investimenti del 14,5%.
E poi l’economia circolare crea lavoro. Nel 2021 nella UE27 gli occupati in alcune attività dell’economia circolare erano 4,3 milioni, il 2,1% del totale; in Italia 613.000, cioè il 2,4%, +4% rispetto al 2017; siamo secondi dopo la Germania, che conta in questi settori 785.000 lavoratori (1,7% sul totale).
Materie prime critiche
Nel 2023 la Commissione europea ha identificato 34 “materie prime critiche” cruciali per la nostra economia. Ne sono state classificate come strategiche 17: il rame è una di queste. E si stima che entro il 2050 la sua domanda potrebbe raddoppiare. Il problema è che l’Europa ha solo il 3% delle riserve globali, mentre la maggior concentrazione di riserve si trova in Cile (31%), Perù (11%) e Repubblica Democratica del Congo (9%). Stesso discorso per un’altra categoria di materie prime critiche, le ‘terre rare’, alcune delle quali, usate nei magneti permanenti, sono anche strategiche per le rinnovabili, la mobilità elettrica e l’elettronica. A livello mondiale, l’85% circa delle terre rare leggere e tutte le terre rare pesanti impiegate dipendono dalla Cina. Anche in questo caso, la richiesta di terre rare potrebbe aumentare sensibilmente, addirittura decuplicare entro il 2050. Le riserve mondiali di terre rare sono concentrate, ancora una volta, in Cina (44 Mt), Vietnam (22 Mt), Brasile (21 Mt) e Russia (12 Mt).
Riprendere lo slancio verso la circolarità
Per molti aspetti, il nostro Paese è, da anni, un punto di riferimento in UE per quanto riguarda l’economia circolare. Tuttavia, esso affronta un periodo di stagnazione, dove i buoni risultati vengono mantenuti senza imprimere un’ulteriore spinta al miglioramento. Alcuni trend sono addirittura negativi, come il consumo dei materiali (passato da 11,8 a 12,8 t/ab. negli ultimi cinque anni, +8,5%), mentre alcuni sono lievemente positivi, ma surclassati da quelli di altri Paesi, come l’aumento di produttività delle risorse, che ha registrato in Germania un +19%, in Francia un +18% e in Spagna un +16%, mentre in Italia un contenuto +2,7%.
Fonte: https://circulareconomynetwork.it/rapporto-sulleconomia-circolare-in-italia-2024/
Per la prima volta in questa edizione del Rapporto, le performance di circolarità delle cinque maggiori economie dell’Unione Europea (Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia) sono state comparate usando gli indicatori della Commissione europea: produzione e consumo, gestione dei rifiuti, materie prime seconde, competitività e innovazione, sostenibilità ecologica e resilienza.
Viene confermato il primato dell’Italia (45 punti) in termini di economia circolare, seguita da Germania (38), Francia (30), Polonia e Spagna (26). Il risultato positivo dell’Italia deriva soprattutto dalla gestione dei rifiuti.
Nel 2022, la produttività delle risorse in Italia ha generato, per ogni chilo di risorse consumate, 3,70 € di PIL, +2,7% rispetto al 2018. La media UE, nel 2022, è stata 2,50 €/kg. Anche il dato degli altri quattro principali Paesi europei è inferiore a quello dell’Italia. Per ciò che concerne il tasso di utilizzo circolare di materia, cioè il rapporto tra l’uso di materie prime seconde generate col riciclo e il consumo complessivo di materiali, l’Italia conferma la sua posizione nel 2022, con un valore pari al 18,7%. Gli investimenti in alcune attività di economia circolare nella UE27 sono stati pari a 121,6 Mld di euro, lo 0,8% del PIL, nel 2021. L’Italia con 12,4 Mld di euro (0,7% del PIL) risulta al terzo posto, dietro a Germania e Francia. Rispetto al 2017, l’Italia registra però un incremento degli investimenti del 14,5%.
E poi l’economia circolare crea lavoro. Nel 2021 nella UE27 gli occupati in alcune attività dell’economia circolare erano 4,3 milioni, il 2,1% del totale; in Italia 613.000, cioè il 2,4%, +4% rispetto al 2017; siamo secondi dopo la Germania, che conta in questi settori 785.000 lavoratori (1,7% sul totale).
Materie prime critiche
Nel 2023 la Commissione europea ha identificato 34 “materie prime critiche” cruciali per la nostra economia. Ne sono state classificate come strategiche 17: il rame è una di queste. E si stima che entro il 2050 la sua domanda potrebbe raddoppiare. Il problema è che l’Europa ha solo il 3% delle riserve globali, mentre la maggior concentrazione di riserve si trova in Cile (31%), Perù (11%) e Repubblica Democratica del Congo (9%). Stesso discorso per un’altra categoria di materie prime critiche, le ‘terre rare’, alcune delle quali, usate nei magneti permanenti, sono anche strategiche per le rinnovabili, la mobilità elettrica e l’elettronica. A livello mondiale, l’85% circa delle terre rare leggere e tutte le terre rare pesanti impiegate dipendono dalla Cina. Anche in questo caso, la richiesta di terre rare potrebbe aumentare sensibilmente, addirittura decuplicare entro il 2050. Le riserve mondiali di terre rare sono concentrate, ancora una volta, in Cina (44 Mt), Vietnam (22 Mt), Brasile (21 Mt) e Russia (12 Mt).
Riprendere lo slancio verso la circolarità
Per molti aspetti, il nostro Paese è, da anni, un punto di riferimento in UE per quanto riguarda l’economia circolare. Tuttavia, esso affronta un periodo di stagnazione, dove i buoni risultati vengono mantenuti senza imprimere un’ulteriore spinta al miglioramento. Alcuni trend sono addirittura negativi, come il consumo dei materiali (passato da 11,8 a 12,8 t/ab. negli ultimi cinque anni, +8,5%), mentre alcuni sono lievemente positivi, ma surclassati da quelli di altri Paesi, come l’aumento di produttività delle risorse, che ha registrato in Germania un +19%, in Francia un +18% e in Spagna un +16%, mentre in Italia un contenuto +2,7%.
Fonte: https://circulareconomynetwork.it/rapporto-sulleconomia-circolare-in-italia-2024/